Alberto Sogliani propone la sua visione sulla situazione della squadra di calcio mantovana.
Siamo arrivati alla fine di questa stagione difficile e tribolata.
Stavolta oltre alle problematiche da pandemia che avevano svuotato gli stadi, ci si sono messi anche società e squadra biancorossa che hanno messo in scena uno dei campionati più sofferti e tristi della storia recente. Dove pure non è che il Mantova (serie D a parte) possa vantare tornei dei quali andare orgogliosamente fieri.
Le questioni economiche legate alle vicende di Maurizio Setti sono comprensibili e giustificabili: da maggio in poi per un certo periodo non c'erano soldi nemmeno per iscrivere la squadra. Che è stata poi allestita al risparmio con evidenti limiti tecnici e caratteriali, solo in parte poi corretti nel mercato di gennaio. Del resto che si andasse incontro ad un campionato irto di difficoltà lo si sapeva ed il club di Viale Te non lo aveva nascosto, né aveva illuso nessuno. Come è altrettanto scontata la atavica e perenne mancanza di interesse dell'imprenditoria locale verso il mondo del calcio.
Riconosciuto quanto di diritto alla dirigenza, il problema si potrebbe porre in altro modo. Ovvero, se non ci sono soldi, o pochi, almeno si parta dalle idee. Dalle persone che hanno nel cuore il Mantova, lo hanno dimostrato sul campo e magari sarebbero pronti a ripartire anche solo sulla base di un progetto solido e soprattutto che duri nel tempo.
I nomi? Fateli voi, si tratta di gente che regolarmente frequenta gli spalti del Martelli perché comunque sono rimasti legati al tessuto sportivo della città ed in particolar modo a quei colori. La Figc ha imposto un limite alle multiproprietà che arriverà fino al 2024, cioè altri due anni. Al di là di quello che deciderà Setti in qualità di maggior azionista, ovvero se e quando vendere, che è comunque la base di ogni discorso, è il momento di sedersi a tavolino e rimescolare le carte. Dando per scontato, anche se di fatto ancora non lo è, che il Mantova in prossimo anno sia ancora in serie C. L'argomento D non vogliamo nemmeno sfiorarlo, perché aprirebbe l'ennesimo punto interrogativo sul futuro e non ci sarebbe nemmeno spazio su queste righe.
In sostanza, serve chiarezza: questa società dal 2018 ha garantito una gestione cristallina, senza rischi di fallimenti che in passato dalle parti di Viale Te erano all'ordine del giorno. Ora non basta più. Ammesso e concesso che si prosegua con questa compagine societaria, è l'ora di una rifondazione. Spendendo poco, se le forze sono quelle che sono, ma con la dignità di costruirselo in casa. Con allenatori e/o dirigenti legati al territorio, senza avere paura di potenziare il vivaio e lanciare qualche giocatore in prima squadra.
Basta guardare in C e D per verificare che ci sono almeno una decina di calciatori cresciuti nel settore giovanile del Mantova che giocano altrove. Zammarini, Cernigoi, Boccalari, Manarin, Ghion, Pogliano, Ekuban, tanto per citarne alcuni. Ed in panchina c'è gente come Pavesi, Ciccio Graziani, Caridi.
Alla base di questa dispersione c'è la mancanza di una società forte nel tempo e, lo sottolineiamo, soprattutto la lucida esposizione di un progetto.
Il futuro del calcio biancorosso passa inevitabilmente attraverso queste considerazioni. Altrimenti sarà sempre un tirare a campare.
Quindi salviamoci innanzitutto, poi proviamo a cambiare rotta.
a cura di Alberto Sogliani
Alberto Sogliani è nato e vive a Mantova, dove svolge le professioni di insegnante e giornalista sportivo. Attualmente è collaboratore del quotidiano “La Gazzetta di Mantova”, in precedenza per “La Voce di Mantova”, “Corriere dello Sport-Stadio” e “La Gazzetta dello Sport”. Ha inoltre partecipato a molte esperienze giornalistiche della sua città: in particolare è stato redattore per il periodico “Noi”, con articoli di sport e di costume, e collaboratore per Mantova Tv, dove ha curato per qualche tempo il telegiornale sportivo. Spesso è invitato ancora come opinionista in trasmissioni radiofoniche e televisive, oltre che come moderatore in convegni a carattere sportivo. Nel novembre del 2018 ha ricevuto il premio “Cristian Ghirardi-Un calcio per i giovani”, alla memoria, dedicato a chi promuove lo sport ed i suoi valori.Gli ultimi articoli di CambioSquadra
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