La nuova intervista di CambioSquadra.it ha come protagonista un atleta che non ha bisogno di presentazioni: oltre 400 presenze tra C e B, una valanga di gol e vent'anni di carriera. Ecco l'intervista al Duca del gol Gabriele Graziani.
L’importanza di chiamarsi “Ernesto”, forse la peggior trasposizione lessicale dall’inglese del titolo di un opera di Oscar Wilde, in realtà voleva significare quanto fosse fondamentale per una persona essere serio, franco, in altre parole… onesto.
Ma quand’è che possiamo definire “onesto” un calciatore? Sicuramente oltre alla lealtà sportiva, la serietà di un atleta si può misurare dalla sua voglia di continuare a lavorare ogni giorno per migliorarsi, dall’intelligenza nel valutare le proprie capacità, dall’umiltà nell’affrontare ogni situazione e dal rispetto nei confronti dei propri tifosi.
Valori questi che, purtroppo, molte volte facciamo fatica a ritrovare nei giovani, ma che se presenti, possono trasformare qualsiasi giocatore in un campione e qualche volta, perché no, anche in un Duca…del gol, si intende!
Di tutto questo ne sa qualcosa il nostro ospite di oggi, diamo il benvenuto a Gabriele Graziani.
Ciao Gabriele e grazie di aver accettato il nostro invito.
Buongiorno, figuratevi, grazie a voi.
Allora, oltre 400 presenze tra C e B, una valanga di gol, vent'anni di carriera, la prima domanda è d'obbligo, come si fa a rimanere ad alti livelli per così tanto tempo?
Mah, credo che la passione e il lavoro costante siano due capisaldi imprescindibili per restare a buoni livelli per tanto tempo, poi come in ogni cosa, ci vuole anche un po' di fortuna...
Tu sei figlio d'arte, i tuoi tifosi, affettuosamente, ti chiamano "Ciccio" che era ed è il soprannome di tuo padre, Francesco Graziani, ma cosa significa portare sulle spalle un cognome importante? In certe occasioni è stato d'aiuto o hai dovuto subire più pressioni degli altri?
Premetto che, chiaramente, sono orgoglioso di mio padre e del cognome che porto ma credo che ci siano stati più ostacoli che benefici nel chiamarsi Graziani in quanto, da sempre, i paragoni erano dietro l'angolo e da ragazzo a volte facevo fatica a reggere questa pressione, poi crescendo ovviamente ho imparato a gestirla con tranquillità.
Smessi i panni da calciatore hai iniziato una brillante carriera da allenatore che ti ha già visto gestire sia squadre giovanili che seniores, sia a livello professionistico che dilettantistico. Qual'è la realtà che preferisci?
Sai, credo che avere la fortuna di poter allenare i giovani, soprattutto a livello professionistico, sia innanzitutto una grande palestra, piena di soddisfazioni, perché hai la possibilità di plasmare i ragazzi e sperimentare senza l'assillo del risultato, che è cosa tipicamente italiana e che da noi crea molta pressione.
Da giocatore hai sempre buttato "il cuore oltre l'ostacolo", che differenze vedi nei giovani calciatori d'oggi e quali caratteristiche dovrebbe avere un ragazzo per cercare di approdare nel calcio professionistico?
Purtroppo le generazioni di adesso sono molto differenti rispetto alla mia, dove il pallone veniva prima di tutto e quando si tornava da scuola si giocava a calcio tutto il pomeriggio; oggi i ragazzi hanno molte più distrazioni e credo che un allenatore debba innanzitutto essere bravo ad immedesimarsi in loro, a capire il loro mondo ed a stimolarli, a spiegargli che a buoni livelli ci si arriva unicamente con il sudore e il duro lavoro e non certo con scorciatoie come fanno credere a volte i social network; oggi infatti tanti giocatori arrivano da paesi come l'Africa o la Ex Jugoslavia ma semplicemente perché hanno più "fame" di affermarsi.
Come giudichi il lavoro di Agenti, Osservatori, Scout in generale, che aiutano le società a scovare nuovi talenti per costruire le rose, che importanza hanno per te queste figure?
Penso che sia gli Scout che gli Agenti siano figure molto importanti nel mondo del calcio, in modo particolare questi ultimi devono tutelare e curare gli interessi del calciatore non solo a livello contrattuale ma hanno anche, secondo me, grandi responsabilità nell'inculcare determinati valori nei ragazzi come il rispetto, per esempio... ecco diciamo che qualcuno lo fa e altri meno...
Nella tua lunga carriera hai avuto modo di cambiare molte squadre, molte città, ce n'è una che ti è rimasta particolarmente nel cuore? E per quale motivo?
Beh, sicuramente Mantova perché mi ha sempre trattato come Gabriele e non come "il figlio di..." e ho vissuto anni calcistici meravigliosi (la cavalcata dall'allora C2 ad un centimetro dalla Serie A - ndr) ed in più lì è nata anche mia figlia.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Spero di avere la fortuna di trovare una società seria con un progetto concreto dove poter allenare al fianco di persone competenti e dotate di equilibrio, cosa che nel calcio di oggi purtroppo pochi hanno, ma sono consapevole che "tutto e subito" non esiste e che per ogni cosa serva il suo tempo.
L’ultima domanda riguarda noi, conosci Cambiosquadra.it? Cosa pensi del sito?
Si ne avevo sentito parlare, mi sembra un iniziativa molto utile soprattutto per i ragazzi giovani; la possibilità di inserire i propri video ritengo sia fondamentale per catturare l'attenzione degli osservatori che possono poi decidere di andare a visionare il giocatore dal vivo. E' senz'altro una bella idea che definirei unica nel suo genere perché non conosco altri siti che danno questa possibilità diretta di contatto tra calciatori e osservatori.
Grazie Gabriele e in bocca al lupo per la tua prossima avventura.
Crepi. Grazie a Voi.
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