Ecco la nostra intervista a Giovanni Arioli, allenatore della squadra di calcio USD Brianza Olginatese. Ecco cosa ha detto a CambioSquadra.it e tutti i suoi utili suggerimenti dedicati ai talenti in erba.
“E’ un po’ come segnare in Serie A…”
Per alcuni è difficile, per molti è quasi impossibile. Eppure si può restare nel mondo del calcio professionistico per oltre 20 anni, cambiando squadra, città, amici e una volta finita la carriera si può continuare, passando “dall’altra parte”, diventando allenatore tra mille sfide e sacrifici personali, sempre guidati da quella irrefrenabile passione per il pallone.
Ma come si fa a non essere stanchi mai? Come si fa a rimanere ad alto livello per tutti quegli anni? E cosa si prova a guidare una squadra nei campionati dilettantistici, vincendone anche qualcuno?
Allacciate le cinture, oggi CambioSquadra.it è con Giovanni Arioli.
Ciao Giovanni e benvenuto.
Buongiorno e grazie dell’invito.
Bene, partiamo da lontano, da una lunga carriera da calciatore iniziata, per così dire, in maniera fiabesca, con un goal alla prima presenza in Serie A con il Parma… quella che emozione è stata?
Ehhh…(sospira)… cosa posso dire, è stata un emozione pazzesca, pensa che il sabato sono andato in ritiro con la prima squadra e quindi ho saltato la partita con la Primavera, ed ero arrabbiato! Poi la domenica ho segnato il mio primo e unico goal in Seria A, un emozione davvero indescrivibile, da settimo cielo… per un ragazzo giovane quale ero io, quello voleva dire arrivare al top del calcio professionistico e con una squadra (il Parma) che allora era molto forte.
Da lì più di 20 anni tra serie C (1 e 2) e serie D per poi iniziare una sfida nuova come allenatore, ma come si fa a rimanere nel mondo del calcio professionistico per così tanto tempo? Qual è il segreto?
Mah il segreto è l’impegno, la passione, la volontà di superare anche tanti ostacoli perché io, purtroppo, ho avuto tanti infortuni in carriera, anche gravi, che però sono riuscito sempre a buttarmi alle spalle ed ad andare avanti più forte di prima, con grande mentalità, perché un infortunio importante di butta tanto giù di morale e devi essere deciso per rialzarti e li mi sento di dire che sono stato bravo; purtroppo, tante volte, non vedo questa stessa mentalità nei giovani d’oggi.
Oggi alleni l’USD Brianza Olginatese, impegnata nel Girone B di Serie D, che tipo di campionato di aspetti di trovare quest’anno e che ambizioni ha la tua squadra?
L’obbiettivo della squadra e della società è senz’altro raggiungere la salvezza; non dimentichiamoci che quest’anno partiamo come neo-promossi in Serie D, abbiamo una rosa composta da giocatori molto giovani, tanti dei quali addirittura alla prima esperienza in questa categoria e in questo campionato che è molto competitivo e mai come quest’anno equilibrato.
Ho visto diverse partite di pre-campionato e conosco bene il girone poiché l’ho già affrontato sia da giocatore che da allenatore, conosco molti giocatori delle altre squadre e confermo che sarà un percorso molto impegnativo; spero di avere una stagione non condizionata dagli infortuni perché per un allenatore è importante e poi sarà, come sempre, il campo a decidere, noi senz’altro lotteremo fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata per raggiungere il nostro obbiettivo.
Da ex calciatore professionista e da allenatore, come vedi i ragazzi che escono oggi dalle giovanili e quali caratteristiche dovrebbero avere per affrontare il “calcio dei grandi”?
Ti dico la verità, ad oggi vedo i ragazzi troppo distratti dalla società che li circonda, internet, televisione, certo non gli aiutano… però vedo tantissima qualità rispetto al passato, tantissimi giocatori forti anche se non c’è la passione, l’amore, la determinazione, la volontà di una volta… poi vedo, in tanti casi, una forte ingerenza dei genitori nella vita sportiva dei figli, ecco secondo me, soprattutto quando si milita in categorie importanti, sarebbe opportuno che i genitori non volessero entrare nelle scelte degli allenatori o delle società ma che restassero al loro posto, come del resto noi rispettiamo il loro ruolo e non intendiamo sostituirci; il problema è che molti, spinti dal normale amore che si ha verso i figli, credono di avere Messi in casa, ma di Messi ne nasce uno ogni 150 anni…
Nella creazione della rosa la tua società, come tutte le altre del resto, si avvale del lavoro di Agenti, Osservatori, Scout in generale, che importanza hanno per te queste figure?
Semplice, sono fondamentali. Al giorno d’oggi è fondamentale sfruttare un lavoro di scouting anche nella nostra categoria, la Serie D, che è a tutti gli effetti un semi-professionismo, giochi in un campionato che apre le porte al professionismo, avere una rete di scout, match analyst, ecc. è necessario per rimanere al passo coi tempi; noi utilizziamo piattaforme online per visionare giocatori, per avere una prima impressione, per poi servirci del lavoro mirato dell’osservatore “in carne ed ossa” che prende la macchina e va a vedere “il” giocatore selezionato, dal vivo.
Che doti deve avere, oggi, un calciatore per poter affrontare un campionato difficile e duro come l’Interregionale (Serie D) e quanto è più complicato (o più facile), rispetto a 20 anni fa, conquistarsi un posto in questa categoria?
La Serie D è il preludio al professionismo quindi le doti che non possono mancare sono sicuramente, in primo luogo, quelle tecniche; la base tecnica è fondamentale, così come la prestanza fisica, l’essere “atleti”nel vero senso della parola è necessario per affrontare un campionato di Serie D o superiore.
Come vedi il tuo futuro? Ti piacerebbe un domani tornare nei professionisti come allenatore?
Vivo la giornata. Secondo me questo è un lavoro dove devi vivere giorno per giorno in qualsiasi categoria perché programmare il futuro è quasi impossibile, tutte le Società fanno programmi ma dopo, alla terza sconfitta di fila, immancabilmente rischi di venir esonerato. La verità secondo me è che ci sono vari step che tutti devono necessariamente affrontare, poi certo, è innegabile che ci sia il piacere e l’ambizione di salire di categoria anche come allenatore ma non ne faccio “una malattia”, è sempre il campo a parlare e i risultati a dimostrare quanto vali, sia da calciatore che da allenatore, pertanto vivo domenica dopo domenica senza troppa apprensione, nella consapevolezza che, a prescindere dalla categoria, la mia speranza è di poter rimanere nel mondo del calcio.
L’ultima domanda riguarda noi, conosci CambioSquadra.it? Cosa pensi del sito?
Allora, non lo conoscevo, sono però andato a vederlo e secondo me è un idea molto interessante ed utile soprattutto, perché crea uno spazio unico dove i calciatori possono mettersi in mostra e possono essere immediatamente visionati, senza costi di trasferta, dagli osservatori. Chiaramente, per essere efficace, è fondamentale che il calciatore crei un profilo il più completo possibile, allegando curriculum ma soprattutto i propri video.
Grazie Giovanni e in bocca al lupo per il campionato.
Crepi. Grazie a Voi.
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